Creativa poliedrica che spazia dalle incisioni al tatuaggio, dalle illustrazioni alla serigrafia, dai manifesti alla pittura… Marilu cerca in tutto ciò di esprimere se stessa. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei

Ciao Mari Lu, vuoi parlarci dei tuoi progetti e di come sei arrivata ad essere l’artista che sei oggi?
Ciao! Allora diciamo che da che mi ricordi ho sempre disegnato o comunque cercato di tenere occupate le mani facendo cose creative. A Bologna dove ho fatto finta di frequentare l’accademia di belle Arti (e dove ci siamo conosciuti!) ho cominciato a fare bancarella in Montagnola con delle cose che cucivo e stampavo io, e così ho messo via dei soldi con i quali mi sono comprata le mie prime attrezzature per tatuare. Arrivare al tatuaggio per me è stato un passaggio abbastanza naturale visto che già disegnavo e che frequentando ambienti punk e rave dove il tatuaggio è abbastanza presente. Unito alla necessità di fare due soldi e al senso di frustrazione provato ogni volta che facevo dei lavori “normali”, mi sono data da fare per fare in modo di dover ricorrere a questi altri lavori il meno possibile. Si, sarebbe bello dire che la mia spinta è data da cose più profonde, ma forse la mia maggiore motivazione sono stati i vari lavori di merda che ho fatto ahahah anche se ovvio, poi c’è anche la pace nel mondo eh!

Comunque oltre al tatuaggio per me è molto importante continuare ad usare anche altri mezzi nei quali mi sento più libera, sia per le tecniche che per la libertà di espressione essendo che il tatuaggio è quasi sempre legato a una commissione ed è sul corpo di un’altra persona, quindi non è che posso fare proprio quello che voglio. Quando riesco mi dedico anche a pittura, incisione, serigrafia, illustrazioni per manifesti, collage ed altro.

Quali sono i tuoi punti di riferimento a livello artistico?
Mah, ce ne sono tanti, facendo una carrellata a caso direi incisioni cinquecentesche (tipo Duerer e Hans Baldung), i Preraffaelliti, il movimento dell’Art Nouveau (soprattutto per quello che riguarda la grafica), Aubrey Beardslay, Toulouse Lautrec, il Dadaismo (soprattutto per l’importanza della casualità, non solo nell’arte ma come stile di vita proprio eheh) , i manifesti psichedelici anni 60 e 70, fanzine e manifesti punk anni 90, i fumetti di Thomas Ott, il professor Bad Trip, il Surrealismo, le vecchie illustrazioni botaniche ed anatomiche.

Nei tuoi lavori il bianco e nero è una costante, c’è un motivo?
Diciamo che le illustrazioni e le stampe che mi sono sempre piaciute di più sono nero su bianco, quindi da quando ho cominciato a disegnare ho sempre prediletto l’uso della china e l’importanza della linea a discapito delle sfumature o dei colori. Non saprei dire perché eheh comunque proprio per andare un pò oltre a questo limite, e vedere cosa succede se provo a cambiare, nei quadri che sto facendo ultimamente mi sono vietata l’uso del nero e delle linee di contorno. Forse perché penso che la linea e i contorni siano molto “razionali” e vorrei provare a mettere più espressività nei quadri che faccio, proprio come forma di terapia per me più che per quello che voglio mostrare. Prossimo step sfumature. Aiuto.

Abbiamo visto su instagram il tuo bellissimo progetto con illustrazioni e didascalie sulle streghe, vuoi raccontarcelo?
Allora l’idea è nata un pò per caso, per la necessità di fare dei disegni per un walk in di halloween, ma ho subito capito che per me aveva un importanza che andava oltre. E non solo per me a quanto pare, visto che hanno avuto un grande successo, anche proprio a livello di persone che mi regalano libri o mandano testi sulla presenza delle streghe nel proprio territorio. Si vede che è un argomento “caldo” nonostante le centinaia di anni che ci separano dagli ultimi ufficiali processi.

Comunque niente, mi sono messa a fare delle ricerche sui processi alle streghe del sud Tirolo e del Trentino scoprendo che ce ne furono moltissimi! E molti di questi sono anche “ben” documentati, mettendo il ben fra virgolette perché degli atti processuali scritti dai carnefici con delle confessioni estorte tramite la tortura sappiamo l’attendibilità che hanno. Tuttavia questi atti processuali lasciano molto intendere sull’ambiente rurale, strettamente legato alla natura (con tutta la saggezza derivata dalla conoscenza di essa), sul radicamento dei culti pagani pre cristiani nelle comunità di montagna e su come il clero e gli apparati statali ne furono così spaventati da impiegare moltissime risorse ed energie nella loro repressione. Vennero processate quasi solo donne ovviamente, perchè allora come adesso le donne era meglio che non avessero troppa indipendenza, conoscenza, potere, perchè l’ordine rimanesse quello prestabilito (dagli uomini).
Quindi attraverso dei brevissimi racconti estrapolati dagli atti, cerco di dare voce e dignità a delle donne realmente esistite, mettendoci nomi e cognomi, perchè siano ricordate anzitutto come persone. Ad ogni racconto abbino un disegno, e a dire la verità i racconti li scelgo proprio perchè siano disegnabili e soprattutto tatuabili, a discapito di altri magari più interessanti, ma chi vorrebbe avere un pezzo di formaggio muffito adagiato in una palude nella notte di S. Giovanni per far venire un temporale, tatuato sul petto?! Insomma meglio qualcosa di un pò più poetico eheh

Qual  è il tuo rapporto con i tarocchi?
Diciamo che attraverso gli anni ho avuto vari momenti di fascinazione verso i tarocchi, e ogni tot anni riprendo in mano i libri per capirne di più, a volte azzardandomi anche a fare delle letture, chiarendo anticipatamente il fatto che sono una ciarlatana e di non fidarsi troppo ehehe. Guarda l’idea che mi sono fatta io è che siano delle carte che racchiudono simbologie, segreti e saggezza di vari popoli (questo non lo dico io), e secondo me osservandole affiorano in noi delle consapevolezze che le simbologie ci danno anche a livello inconscio, facendoci capire qualcosa di più sulla nostra situazione. Se guardiamo la stessa carta io e te ci dirà delle cose diverse in base qual’è la nostra situazione. Ecco, insomma non so un cazzo ahah

Il tratto che utilizzi nei tuoi tattoo’s ha molti elementi in comune con l’incisione, ti piace incidere? Su quale supporto ti trovi meglio?
Mi piace tantissimo! Direi linoleum

C’è qualcosa che ti spaventa ?
A volte ho paura del buio, e dei fantasmi, anche se poi cerco di razionalizzare e dirmi che se anche c’è un fantasma non è che ce la deve per forza avere con me

Tre libri da consigliare al tuo miglior amico i tre al tuo peggior nemico
Ok, non sono una grande lettrice, comunque direi che al mio migliore amico darei “il vagabondo delle stelle” di Jack London, “Eva dorme” di Francesca Melandri, e “Q” di Luther Blisset.

Al mio peggior nemico non saprei.. dovrei dargli dei libri fighi perchè si redarguisca o dei libri di merda? Mah

Come è essere donna nel mondo dei tattoo?
Premetto che l’ambiente dei tatuaggi secondo me è un ambiente di merda, immagino che vent’anni fa fosse diverso, ma a me adesso sembra popolato principalmente da sedicenti rockstar con cui non ho niente da condividere. Anche per questo devo dire che non è che mi ci sono addentrata molto e i vari tatuatori e tatuatrici che conosco e frequento, li conosco per delle affinità di altro tipo.

Per il resto penso che sia come essere una donna in tante altre situazioni, può capitare che ti tocchi sentire dei discorsi di merda o essere messa in delle situazioni di disagio e capire se e come reagire. Ma non trovo che ci siano particolari differenze di “svantaggi” che si possano avere di più in questo lavoro rispetto a un altro ambiente lavorativo o al bar o ovunque.

Come nascono i tuoi lavori?
Ma dai! Avevamo detto domande facili! Eheheh

Non saprei, non è che ho delle fonti di ispirazione fisse, in generale mi lascio sempre molto guidare dal caso, nel senso che se camminando per la strada vedo fuori da un cassonetto un pezzo di legno che mi piace, lo porto a casa, lo lascio in mezzo al corridoio per dei mesi (maledicendolo), e dopo averlo involontariamente guardato così a lungo mi accorgo che sarebbe il supporto perfetto per fare questa o quell’altra cosa. Che se lo andavo a cercare non lo avrei mai trovato cosi perfetto come il caso me lo ha fatto trovare al cassonetto sotto casa. Ecco direi che le cose migliori nascono circa così

Pensi che l’arte in se debba essere solo “piacere per gli occhi” o che comunque è importante che trasmetta anche un messaggio?Nel tuo caso, se fosse così, cosa cerchi di far arrivare?
Penso che l’arte trasmetta qualcosa anche se non vuole farlo. E penso che questa cosa sia data soprattutto dal contesto, è diverso se un’opera è esposta in un grande museo o sui muri di una periferia, così proprio per fare i due estremi. Secondo me l’arte può essere anche solo pura bellezza (o bruttezza, o altro dipende da cosa si esigenza di trasmettere) la differenza sta anche nel chi vuoi che sia a coglierla e godere di quel piacere. Questo vale anche un pò per quello che faccio io, che infatti faccio molta fatica a trovare dei modi per rendere le cose che faccio fruibili in un modo che non mi metta a disagio e che senta mio, perché ritengo che questa sia una scelta importante quanto il messaggio dell’opera. Molte cose che faccio poi un messaggio chiaro ce l’hanno, che più o meno riflette il mio pensiero emozionale e politico su un argomento, ma la parte più difficile per me, per mantenere una sorta di coerenza, con me stessa soprattutto, è sempre il contesto. Per fortuna negli ultimi anni si stanno creando sempre più eventi artistici e festival vari in situazioni alternative ai canali ufficiali, in cui sentirsi a proprio agio è un pò più facile. Non capisco se ho risposto alla domanda ma vabbeh

Ci sono tatuaggi che rifiuti di fare?
In generale se mi viene richiesto un tatuaggio troppo differente dal mio stile, ad esempio molto colorato o con tante sfumature, consiglio di andare da altri, ma proprio perchè li farei male.

Non tatuo persone troppo giovani o che non siano già mezze ricoperte di tatuaggi in punti troppo esposti, tipo mani, collo, faccia.
Poi ovvio, mi rifiuterei di fare un busto di mussolini o altre schifezze simili, ma per fortuna nessuno si è mai azzardato.

In questi ultimi due anni, tra pandemia, lockdown, chiusure, sicuramente anche il tuo settore ne ha risentito. Come questo periodo ha influito sui tuoi lavori?
Mah, in verità io il lockdown me lo sono vissuta molto bene. Non poter tatuare per un bel pò di tempo mi ha dato l’occasione di concentrarmi su altre tecniche che volevo riprendere in mano da molto, ma che richiedono un sacco di tempo, che quando lavoro in studio non ho, come la pittura e l’incisione.

Quindi non saprei, sul mio lavoro di tatuatrice non è che ha influito molto (a parte economicamente) su tutto il resto mi ha dato una bella spinta!

Qual’è il tatuaggio più  assurdo che ti hanno chiesto di eseguire?
Una volta in Grecia una ragazza mi portò in bagno e mi mostrò un ideogramma cinese che aveva sul pube. Mi fece intendere come poteva (non parlava inglese e io non parlo greco) che voleva coprirlo. Qualche ora dopo mi trovavo al bar con un suo amico che mi raccontò che una sua amica si era andata a far tatuare un ideogramma cinese, che nelle sue intenzioni doveva avere il significato di “amore” o qualcosa di simile, non ricordo, ma che poi dopo scoprirono che significava “taverna di pesce”. Ora, io non sono sicura che questi due avvenimenti siano correlati, ma mi piace pensare che sia così.

Cosa ti viene in mente pensando  a Vitagrama?
Una vita in catena di montaggio

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