Dopo un bel po’ di pausa riprendiamo con le nostre chiacchierate e questa volta scende in campo, da Napoli, per le Disertrici della Vanga, Lorenza Rossi aka Oilloc

Che si dice di bello a Napoli?
Mah, solite cose. 

ci piace svegliarci salutare il sole, andare a mare, mangiare la pizza e prendere lezioni di mandolino in memoria di pulcinella.


Ad oggi le tue creazioni ruotano soprattutto sulla produzione di oggetti in ceramica. Come sei atterrata in questo nuovo mondo?
In verità ci sono nata, essendo mia madre ceramista mi è sempre piaciuto sporcarmi le mani, dopodichè ho continuato poi all’università laureandomi in scultura e poi un bel giorno decisi di unire tutte le cose pazze che disegno con la ceramica e BOOM, oilloc. 

Perché  i virus che non hanno sesso ci fottano così tanto?  
Posso solo dirti che a me..mi hanno fottuto per bene proprio.
 
Quando il ghetto chiama? 
Sono costretta a rispondere, è un lavoro sporco ma qualcuno lo deve pur fare.
 
Da quest’anno sei tra gli organizzatori del festival napoletano “Santa fiera”, hai fatto parte dell’organizzazione del “Uè Fest”… vuoi raccontarci cosa voglia dire oggi, organizzare un festival underground? 
E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita.
Stremante, stancante che non se ne può avere un idea. Di quei tre giorni ricordo davvero poco, per quante cose al minuto facevo. 
Eppure la sensazione di pienezza che ti porti a casa vale per tutto l’avanti e dietro, lo scoraggiamento e la stanchezza.
Non mi sono mai sentita meglio.
 
Napoli è sempre stato un posto in cui l’arte, la cultura di strada e le sottoculture in generale, hanno sempre camminato fianco a fianco. E’ veramente così o è solo quello che si percepisce da fuori? 
Verissimo. Lo si percepisce già da fatto che anche le strade di Napoli sono fatte in questo modo. Mentre stai camminando tra le vie più “in” alle spalle stanno i quartieri più poveri. 
E’ un tutt’uno, se ti piace questo t’è piglià pur o marc’.
Con il tempo questa cosa è cambiata e abbiamo cercato di fare dei quartieri più difficili i nostri punti di forza, poichè abbiamo capito che è proprio lì la bellezza della nostra città.
 
Quali sono i tuoi artisti di riferimento nella scena Underground? 
Quella bella gente con cui mi vedi circondata ogni volta ai festival.
 
 E tra i mainstream?
Calcutta
 
Sappiamo che la vera artista in famiglia è tua madre…vero?
 
Si, lei mi ha insegnato a sporcarmi le mani. 
 
Ci sono stati viaggi o luoghi, al di fuori di Napoli, che hanno influenzato la Lollini che conosciamo? 
Ammetto di non aver viaggiato ancora così tanto quanto vorrei. 
Penso che comunque la cosa che mi abbia formato di più sono stati tutti i lavori a contatto con le persone che ho fatto.
Il Perditempo è uno di questi, è un luogo magico che mi ha dato tanto, mi ha insegnato che musica, cultura e alcol possono camminare passo passo!
Sicuramente gran parte della mia persona l’hanno formata  e la stanno continuando a formare anche i festival di autoproduzione, il muoversi continuamente da città in città  e vedere le stesse facce amiche che a poco a poco aumentano.
Il primo fù il Crack a Roma, ricordo ancora l’emozione e l’adrenalina.
 
Pizza Margherita o Pizza Fritta?
So intollerante al lattosio, è na vitè merd.
Comunque Margheriita provola e pepe tutta la vita
 
Cosa ti viene in mente pensando a vitagrama?
Il mio armadio 
Facci una domanda

Qual’è stato il primo festival underground a cui avete partecipato e cosa avete provato?
Crack. la prima volta.
Come tutte le prime volte, non ci si capisce granchè… si sta li, si cerca di capire in che dimensione si è finiti, ma passa tutto troppo in fretta e i ricordi poco nitidi. Ci torni una seconda volta per iniziare a capire meglio… ed è proprio la seconda volta che ti fotte e non ne puoi fare più a meno.
Oltretutto la nostra prima volta eravamo proprio di fianco a te 🙂
 
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